Le nuove disposizioni in materia di abuso del diritto contenute nel D.Lgs. 128/2015, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 190 del 18 agosto 2015, entreranno in vigore il 1 ottobre 2015.
Le nuove norme si applicheranno non solo alle operazioni future, ma anche a quelle anteriori per le quali non sia stato notificato dall’Amministrazione finanziaria il relativo atto impositivo entro il termine del 30 settembre 2015.
Il D.Lgs. 128/2015 introduce, in particolare, l’art. 10 bis nello Statuto del contribuente (L. 212/2000) circoscrivendo le ipotesi di abuso del diritto, assimilate al concetto di elusione fiscale.
L’abuso del diritto potrà essere individuato solo “per sottrazione”, ogni qual volta il vantaggio fiscale conseguito dal contribuente non possa essere ritenuto un legittimo risparmio di imposta ovvero un’evasione di imposta. Il Legislatore, pur riconoscendo espressamente la facoltà di scegliere il regime meno oneroso, ritiene che la condotta sia “abusiva” ogni qual volta il contribuente, per realizzare un determinato risultato economico, ponga in essere operazioni prive di sostanza economica che, pur nel rispetto delle norme fiscali, realizzano vantaggi fiscali indebiti.
Tra le novità introdotte, circa il profilo penale occorre precisare che è stata abrogato l’art. 37 bis D.P.R. 600/1973 – per il quale era possibile ipotizzare delle violazioni tributarie di rilevanza penale – e il contenuto è stato trasfuso nel nuovo art. 10 bis dello Statuto del contribuente. La nuova norma, inoltre, espressamente prevede che le operazioni qualificabili come “abuso del diritto” non possano assumere rilevanza penale.
Si deve ricordare che, peraltro, già un orientamento della Corte di Cassazione aveva escluso la rilevanza penale delle condotte riconducibili all’abuso del diritto in quanto contrastanti con i principi di determinatezza e tassatività (cfr. Cass. Pen. n. 15186/2014), immanenti nell’ordinamento penale.